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Le divinità dei Boschi e dei Fiumi

I SATIRI

I Satiri detti anche Sileni, erano demoni dei boschi, i quali facevano parte del corteo al seguito di Dioniso. Venivano raffigurati in maniera diversa: alcune volte la parte bassa del corpo era di un cavallo, e, dalla vita in su, quella di un uomo. Altre volte, la loro animalità si manifestava con la metà del corpo d’un caprone. In entrambi i casi, erano dotati di una coda lunga e larga, molto abbondante, simile a quella di un cavallo, con due corna in fronte e un membro virile di proporzioni sovrumane. Li si rappresentava mentre danzavano nella campagna, bevendo con Dioniso mentre inseguivano le Menadi e le Ninfe, vittime della loro lussuria.

IL DIO PANE

Capo dei Satiri era Pane, figlio di Ermes, dio delle greggi e dei pastori, venerato in Arcadia. Lo si rappresentava con il viso arrossato, cotto dal sole, con corna da ariete e barba fulva da capra, le cosce coperte da un ispido pelo e zoccoli al posto dei piedi. Amava raggirarsi per valli e montagne, accompagnando stuoli di pecore e capre, oltre che danzare e suonare la zampogna. Le Ninfe ballavano al suono del suo strumento, mantenendosi però distanti da lui perché ne avevano paura. I pastori che lo adoravano e gli offrivano agnellini e capretti, tremavano al pensiero degli spaventi che quel dio burlone soleva suscitare nelle ombre della sera o nelle tenebre notturne. Terrore che costringeva uomini e animali ad una rapida fuga, che prendeva il nome di panico. Tre furono le Ninfe amate da Pane: Piti che venne trasformata in pino dal vento Borea, geloso per la sua passione per Pane; Eco che morì vittima della gelosia del dio e Siringa. L’amore tra Pane e Siringa, ninfa dell’Arcadia divenne una bellissima favola antica. Il dio, quando la vide per la prima volta, la inseguì, e, nel momento in cui stava per prenderla, ella si trasformò in una canna, sulle rive del fiume Ladone. Il soffiare del vento faceva suonare le canne; così a Pane venne l’dea di unire alcune canne di diversa lunghezza con la cera, creando uno strumento musicale a cui diede il nome di siringa, in ricordo della ninfa.

LE NINFE

Le Ninfe erano giovani donne che rappresentavano l’anima della campagna, dei boschi e delle acque. Figlie di dei e uomini, erano considerate divinità secondarie, alle quali si rivolgevano preghiere e che potevano divenire temibili. Abitavano in grotte, dove trascorrevano il tempo a filare e cantare. Spesso si accompagnavano alle grandi divinità, come Artemide o di una di loro di grado più elevato. Fra le Ninfe esistevano varie categorie, distinte a seconda del loro ambiente: le Meliadi, o Ninfe dei Frassini erano le più antiche, figlie di Urano. Erano nate dal suo sangue, dopo che egli venne mutilato da Crono. Come ricordo della loro violenta nascita, il legno delle lance era del legno degli alberi che esse abitavano; le Naiadi vivevano nei corsi d’acqua e nelle fonti. Erano esseri femminili dotate di una grande longevità, anche se mortali. Tutte le fonti celebri avevano la loro Naiade e legate ad una leggenda particolare. Come la ninfa Aretusa, a Siracusa, della quale si narra che fosse una ninfa d’Acaia e compagna di Artemide. Un giorno, accaldata a seguito di una battuta di caccia, vide un fiume dalle acque invitanti e decise di immergersi. Mentre nuotava, sentì una voce. Era Alfeo, il dio del fiume. Aretusa, spaventata, uscì dall’acqua e cominciò a correre, inseguita da Alfeo che nel frattempo aveva assunto sembianze umane. La ninfa, allora, disperata chiese aiuto ad Artemide, la quale l’avvolse in una nuvola e la trasportò sull’isola di Ortigia, dove venne trasformata in fonte. Alle Naiadi si attribuivano delle facoltà di guarigione: i malati bevevano le acque delle loro fonti oppure, raramente, vi si immergevano, anche se era considerato un sacrilegio fare il bagno nelle loro acque. Un rischio che correva chi recava scontento alle Naiadi era la follia; chiunque vedeva le Naiadi era posseduto da loro ed era colpito da smarrimento. Le ninfe avevano ruoli importanti nelle leggende. Le si trovavano spesso come mogli di eroi; intervenivano molto spesso anche in miti amorosi ed i loro amanti ordinari erano spiriti della natura come Pan, i Satiri, ecc.



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