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APOLLO

Dio del sole, della musica e della divinazione, nacque da Zeus e da Latona. Apollo era gemello di Artemide, dea della caccia. Era lo odiò perché era figlio naturale del suo sposo e fece di tutto perché non nascesse. Perseguitò Latona, la costrinse a fuggire, tramutata in quaglia, fino all’isoletta di Delo, nel Mar Egeo. Là Apollo fu generato e bevve le prime gocce di nettare dalle mani di Temi, discesa apposta dall’Olimpo per portargli la divina bevanda. Ma Era evocò dalle tenebre, contro il fanciullo avvolto di luce e di bellezza, il serpente Pitone, mostro nato dal limo della terra. Apollo, che aveva quattro giorni, lo assalì in una valle ai piedi del monte Parnaso e lo uccise a frecciate. Con la pelle di quel serpente, egli coprì il tripode presso cui la Sibilla pronunciava gli oracoli nel santuario di Delfi. Una delle leggende più pittoresche e poetiche dell’antichità è quella di Apollo e Dafne. Apollo si era invaghito di una giovinetta di nome Dafne, pura e casta, che, come Artemide, amava la caccia e la solitudine. La fanciulla vedendosi sorgere all’improvviso il bell’adolescente, s’impaurì e fuggì via. Apollo la inseguì. Per valli e boschi si snodava la loro corsa, finché la giovinetta stava per essere raggiunta. Le sue lunghe chiome già gli sfioravano le mani tese di Apollo. Temendo di non riuscire a sfuggirgli, Dafne cadde al suolo e invocò aiuto alla Terra. Così, la Terra esaudì la sua richiesta: il suo corpo bianco come un giglio venne inghiottito da una guaina di grigia scorza, le gambe si radicarono nel terreno; dalle braccia imploranti sbocciarono rami ricchi di foglie che si intrecciavano ai capelli, divenuti verdi e duri. Quando Apollo la strinse al petto, sentì l’ultimo battito di un cuore sotto la scorza fredda di un alloro. Addolorato e commosso, Apollo prese l’alloro come sua pianta sacra e si incoronò della sua lucida fronda. Da allora la gloria delle lettere e delle armi veniva compensata con l’alloro. Apollo veniva rappresentato con l’aspetto di un giovane dalla regale bellezza. In qualità di dio del sole, era spesso in piedi sopra un carro tirato da quattro cavalli. Come dio della poesia, lo si raffigurava incoronato di alloro, con la testa alta e gli occhi rivolti al cielo, in atto di suonare la cetra.



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