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Origine della mitologia

La religione degli antichi Greci nacque dalla superstizione e dal terrore. La prima idea che il popolo greco si fece del mondo fu questa: intorno a loro era una lotta di mostri feroci e potenti, che possedevano e si disputavano la terra, il cielo, il mare e le montagne. Nulla si poteva fare contro quelle potenze terribili. Si cercò di placare la loro collera con preghiere e sacrifici, per rendere propizi quegli spiriti impetuosi e ostili, misteriosi e malvagi. Più tardi, migliorate di molto le condizioni della vita, gli uomini sentirono, oltre la pericolosa potenza degli elementi, la loro grandiosa bellezza.
Così alla concezione superstiziosa e feticista subentrò la concezione poetica e veramente religiosa, che fonda la morale sul culto degli dei. I poeti allora crearono i Miti, quei racconti pieni di allegorie e di significati nascosti, nelle quali un’umanità che non possedeva la minima nozione scientifica, affidava alla poesia l’incarico di spiegare l’origine e la natura del mondo. L’uomo greco creò gli dei a propria immagine e somiglianza, ingigantì e trasfigurò in essi la propria natura d’uomo, li colmò d’ogni perfezione fisica e d’ogni felicità. E intanto se li rendeva propizi col dedicare loro un culto di preghiere e di canti, con offerte di belle statue marmoree e di candidi templi. Le divinità greche ebbero volto e mani, virtù e vizi, passioni ed amori, peripezie e lotte. Non cessarono di rappresentare il sole e la luna, il cielo e il mare, l’aria e il fuoco. Gli dei diventarono uomini transumani e perfetti, che avevano sulle spalle il destino degli abitanti della terra. Ogni virtù, sentimento, qualità fisica e morale, mestiere e attività aveva un suo dio. La famiglia, la giustizia, la legge erano raffigurate da persone gigantesche e sacre che con saggezza premiavano il bene e punivano il male.



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